La storia del Cagliari
Tutta la cronistoria rossoblù, partita per partita
1975/76
Campionato Serie A
E’ il dodicesimo campionato consecutivo di Serie A quello che il Cagliari si appresta ad affrontare nella stagione 1975/76, un lasso di tempo glorioso nel quale si è addirittura vinto uno scudetto, presenziato nei tornei continentali, vissuto anni di lotta ai vertici nazionali e portato ai vertici della storia del calcio Gigi Riva. Traguardi impensabili e che potevano essere, al massimo, sognati quel lontano 14 giugno 1964 quando il Cagliari, pareggiando a Udine grazie ad una rete di Riva, otteneva la matematica certezza della prima, storica, promozione in Serie A. Una favola sportiva, insomma, che, per l’inesorabile legge del tempo, era prima o poi destinata a finire. E questa è proprio la stagione della retrocessione.

Ed è anche l’anno dell’ammainarsi di una bandiera, quella del brasiliano Nenè, presente in tutti questi dodici anni di A, che chiude, con questa stagione, la sua carriera con il primato di presenze in A nel Cagliari.

Il calciomercato estivo rossoblù si porta via altri tre pezzi di scudetto: Gori, Mancin e Poli. Per quanto riguarda il primo, va alla Juventus che dà come contropartita tecnica Longobucco e Viola. Poli chiude l’attività agonistica così come la chiude il difensore cagliaritano Dessì il quale, nemmeno trentenne, decide di dedicarsi all’attività di medico. Mancin va in B al Pescara, da cui torna, dopo un anno, Marchesi, così come sono verso la B le altre uscite nelle rosa cagliaritana, cioè Novellini e Bianchi. Altro rientro dopo un anno, passato al Bologna, quello di Brugnera. A chiudere il mercato, dallo stesso Bologna insieme a Brugnera arriva il portiere Buso, quindi Mantovani dal Parma e un terzo ritorno, quello di Lamagni, dopo due stagioni in prestito in Serie C. A guidare la squadra dalla panchina c’è lo spagnolo Luis Suarez, più volte accostato al Cagliari nel suo gloriosissimo passato da calciatore.

L’inizio stagionale del Cagliari è disastroso ma è un inizio negativo che parte da lontano. Infatti il campionato precedente si è concluso con le ultime undici partite senza vittorie e sono sempre undici le partite iniziali senza vittorie nel nuovo campionato. Per giunta, tra un campionato e l’altro, si devono aggiungere altre quattro gare senza successi in Coppa Italia per arrivare a ben ventisei partite ufficiali consecutive senza vittorie nell’arco di quasi undici mesi, dal 23 febbraio 1975 all’11 gennaio 1976!

In entrambi i casi a propiziare il successo dei rossoblù, tanto per cambiare, è stata una rete di Riva. Ed è proprio la piena disponibilità del cannoniere l’unica cosa positiva dell’avvio di stagione del Cagliari. Riva, nel girone di andata, non salta nemmeno una gara e dà anche, come contributo, un buon bottino di reti, sei, ma è l’unico a esaltarsi in una mediocrità pressoché assoluta e, chiaramente, non può bastare. Ad aggiungere ulteriore negatività all’avvio stagionale c’è il grave infortunio al portiere Vecchi, ottimo protagonista la stagione precedente, che già a ottobre ha finito il campionato. Il suo posto di titolare in porta torna così a Copparoni.

Suarez, grande calciatore ma inesperto tecnico, non pare certamente adatto al ruolo e chiude la sua esperienza il 7 dicembre quando viene esonerato senza essere riuscito, in dodici partite ufficiali tra campionato e Coppa Italia, a ottenere neppure una vittoria e con i rossoblù ultimi in classifica in campionato. Il sostituto designato è Gustavo Giagnoni, che si rende disponibile a succedere a Suarez, ma il suo tesseramento per il Cagliari ha una complicazione. Infatti il tecnico, in avvio di stagione, ha già guidato in competizioni ufficiali il Milan, esattamente nella prima fase di Coppa Italia, venendo esonerato alla vigilia dell’avvio di campionato. Essendo già stato alla guida di una squadra, per giunta della stessa categoria, e ancora sotto contratto con la stessa, Giagnoni non potrebbe allenare i rossoblù, ma, considerando che la sua fugace esperienza in questa stagione è relativa ad un’altra competizione (la Coppa Italia e non il campionato), i dirigenti cagliaritani si impegnano a chiedere una apposita delega al Settore Tecnico Federale. In attesa della pronuncia in merito, prevista per giovedì 19 dicembre, si opta per una soluzione interna con l’allenatore in seconda Tiddia promosso in prima squadra nell’imminenza degli impegni di un campionato che, ovviamente, va avanti.

Il 14 dicembre al Sant’Elia si gioca contro il Cesena che sconfigge i rossoblù. A questo punto l’arrivo di Giagnoni sfuma, forse perchè i suddetti problemi burocratici sono insormontabili (come sostiene l’allenatore), forse perché la classifica, alla luce della nuova sconfitta, scoraggia il tecnico che, quindi, non se la sente più (come sostiene la dirigenza). Sta di fatto che si va avanti con Tiddia il quale, pur con tanta buona volontà, pecca in esperienza e per dare fisionomia alla sua squadra abbisogna di un minimo di tempo.

E quindi, come detto, il primo successo, che sarà anche l’unico per le prime ventidue giornate, arriva solo alla dodicesima, quando si è già nel nuovo anno e l’unico punto ottenuto nelle nove gare tra la terza e l’undicesima giornata pesa notevolmente in negativo.

Il girone di andata si chiude con la Juventus in testa alla classifica e con appena sei punti all’attivo per il Cagliari, ultimo, ma anche con un episodio che sa di condanna senza appello.

Infatti, proprio nell’ultima di andata, all’inizio del secondo tempo, con il Milan in vantaggio 1-0 al Sant’Elia, Riva si infortuna, questa volta definitivamente. La diagnosi parla di distacco degli adduttori e di stagione finita. Il cannoniere proverà a recuperare per la stagione successiva ma si deve arrendere e ad aprile del 1977 in una conferenza stampa annuncerà il ritiro dall’attività agonistica e con essa la fine di una straordinaria ed irripetibile carriera.

In mezzo a tutta questa confusione e a questo disastro, come se non bastasse, il presidente Arrica si dimette, lasciando la carica vacante, con Mariano Delogu a farne le veci in attesa dell’elezione del successore.

La prima domenica senza Riva è emblematica, con il Cagliari che crolla al Sant’Elia sotto i colpi di una Roma impietosa per un 1-5 finale che sarà, da quel momento e per ben quarant'anni a venire, la peggiore sconfitta interna della storia in A.

A questo punto del campionato il Cagliari ha come unico obiettivo quello di dare dignità ad una retrocessione che pare inevitabile e almeno in questo l’impresa riesce. Tra la 17ma e la 25ma giornata si riesce a viaggiare con la media di un punto a partita e a vedere, addirittura, incredibili prospettive di salvezza, alla vigilia di due scontri diretti consecutivi. Questo perché in questo intervallo di campionato i rossoblù fanno bottino pieno in altri due scontri diretti contro Sampdoria e Lazio. Il primo di questi è da ricordare per uno spettacolare 5-3 con tre reti del giovane Piras che, con Virdis, forma il tandem d’attacco tutto sardo del primo Cagliari post-Riva. Entrambi saranno a segno nel successivo incontro interno vittorioso contro la Lazio. Ma gli altri due confronti diretti vedono altrettante sconfitte e la Serie B diventa una certezza matematica nella successiva proibitiva sfida sul campo del Torino dell’ex tecnico Radice, che nel frattempo è passato in testa, squadra fino a quel momento sempre vincente in casa e in piena corsa scudetto. Il verdetto del campo è un inequivocabile 5-1 per i granata ed è la fine di tutti i sogni.

Rimangono da disputare centottanta minuti di campionato che i rossoblù, oramai liberi da ogni assillo di classifica, riescono ad onorare alla grande con due belle vittorie, la prima al Sant’Elia contro la Fiorentina e la successiva molto più clamorosa perché ottenuta sul terreno del Milan terzo in classifica e giocando, per giunta, quasi un’ora in inferiorità numerica. Da sottolineare, in queste due partite, il massiccio ricorso ai giovani calciatori sardi. Se ne contano ben cinque in entrambe le gare a cui va aggiunto il tecnico Tiddia in panchina.

Le cifre parleranno di un girone di ritorno in media salvezza (tredici punti conquistati) reso vano da un girone di andata scellerato.

Il resto del campionato pare destinato ad assegnare ancora una volta lo scudetto alla Juventus che raggiunge alla 21ma giornata il massimo vantaggio sulla seconda in classifica che è il Torino, cinque punti che paiono un buon bottino da amministrare a nove turni dal termine. Per giunta la formazione bianconera ha dominato il torneo tenendo la testa della classifica in venti delle ventuno giornate di campionato conoscendo un’unica sconfitta, inflittale proprio dai concittadini nel girone di andata.

Ma nell’arco di sole tre giornate la situazione si capovolge incredibilmente perché la Juventus incappa in tre sconfitte consecutive, una delle quali proprio contro il Torino, il quale, viceversa, in queste tre gare fa bottino pieno, scavalcando così i rivali e prendendo definitivamente la testa della classifica alla 24ma giornata per non abbandonarla più.

I granata si laureano Campioni d’Italia all’ultima giornata con un po’ di suspence perché non vanno oltre il pari casalingo e un eventuale successo della Juventus sul campo del neopromosso Perugia, che non ha problemi di classifica, porterebbe ad uno spareggio.

Invece la Juventus soccombe in Umbria e il Torino, pur facendo nel girone di ritorno un punto in meno rispetto all’andata, si aggiudica il suo settimo scudetto.

In zona retrocessione si arriva all’ultimo turno con il solo Cagliari già condannato matematicamente e ben sei squadre (le altre neopromosse Verona e Como, le due romane, l’Ascoli e l’immancabile Sampdoria) a contendersi i quattro rimanenti posti per la A con il campo che condanna Ascoli e Como.

Questo campionato si chiude con il Torino (unico imbattuta in casa) a ottenere il primato, per i campionati a sedici squadre, di ventinove punti su trenta conquistati in casa (tutte vinte tranne un unico pareggio, come già detto, proprio all’ultima giornata). L’Ascoli sarà l’unica senza successi in trasferta e il peggiore attacco sia in casa che fuori. Il Cagliari conseguirà svariati primati stagionali negativi sia in casa che in trasferta, come, ad esempio, la peggiore difesa, il minimo di punti e il massimo di sconfitte.

Per i rossoblù scenderanno in campo un totale di ventitre calciatori, il più presente dei quali sarà Viola con ventotto partite disputate. Di questi ventitre, sei sono i sardi e sette andranno a segno. I migliori cannonieri risulteranno Riva e Virdis con sei reti ciascuno.