La storia del Cagliari
Tutta la cronistoria rossoblù, partita per partita
1978/79
Coppa Italia
Questa edizione della Coppa Italia ha una leggera variante nella formula rispetto al consueto format oramai stabilizzato da anni. Sono, infatti, sempre le trentasei squadre di A e B a partecipare, trentacinque delle quali, nella prima fase precampionato, suddivise in sette gironi da cinque squadre ciascuno con gare di sola andata su campo di una delle due deciso dal calendario. La prima parte del torneo si svolge nell’arco di cinque giornate con due partite e una squadra a riposare per ognuna di queste e qualificazione prevista per la prima classificata.

La variante consiste nella seconda fase della competizione. Infatti le sette qualificate, alla quale si aggiunge la detentrice del trofeo, per regolamento esentata dal primo turno, non danno più vita a due gironi da quattro squadre con gara di andata e ritorno e finale per le due prime classificate, ma vengono accoppiate tramite sorteggio con meccanismo dell’eliminazione diretta con gara di andata e ritorno a campi alternati tipico delle coppe europee. Con qualificazione, a parità di reti realizzate, per chi ha segnato di più in trasferta e tempi supplementari ed eventuali calci di rigore nella gara di ritorno in caso di parità assoluta. Per dare così vita ai quarti di finale e poi alle semifinali che designavano le due squadre destinate a contendersi il trofeo, da assegnarsi, come di consueto, in gara unica in campo neutro. Una formula che snellisce la complessità della manifestazione diminuendo il numero delle partite che passa da novantacinque a ottantacinque.

Dal punto di vista regolamentare, è da notare il fatto che, a differenza di quanto avviene in campionato, dove si hanno tre calciatori in panchina con la possibilità di effettuare una sostituzione più quella che, eventualmente, riguardi il portiere, in Coppa Italia i calciatori in panchina sono cinque e le sostituzioni ammesse sono due indipendentemente dal fatto che qualcuna di queste riguardi o meno il portiere.

In questa edizione, finalmente, il Cagliari riesce a farsi onore e a ben figurare, rispetto, almeno, alle ultime deludenti stagioni. I rossoblù infatti, inseriti in un girone che vedeva come squadre di categoria superiore l’Ascoli e la Roma, di Serie A, accedevano brillantemente e da imbattuti alla seconda fase, sconfiggendo nettamente nella gara decisiva dell’ultima giornata al Sant’Elia la Roma dopo essere riusciti a pareggiare sul campo dell’altra squadra di A, l’Ascoli, pur soffrendo l’inferiorità numerica per mezz’ora di gioco. Un bell’avvio in Coppa Italia preludio per una stagione in Serie B, finalmente, da protagonisti assoluti e conclusa con la promozione in A a fine campionato. Da notare, nel girone eliminatorio, i risultati dei rossoblù in assoluta analogia con quelli del campionato. Cioè immancabile vittoria casalinga ed altrettanto immancabile pareggio esterno, caratteristica peculiare del binomio con Tiddia allenatore.

Per la fase primaverile della Coppa, a cui accedeva anche un’altra squadra di B, il Palermo, si qualificava una sola squadra del norditalia, risultato decisamente sorprendente, nella fattispecie la Juventus, a cui si aggiungeva l'Inter detentrice del trofero. E il sorteggio che porrà di fronte proprio queste due compagini, regalerà un lotto di semifinaliste composte per tre quarti da squadre del meridione d'Italia. Il Cagliari usciva a testa alta dopo il doppio confronto dei quarti di finale contro il Catanzaro, brillante protagonista in A, che pareggiava la gara di andata al Sant’Elia con il punteggio di 2-2 e vinceva quella di ritorno 1-0.

A giungere all'atto finale della manifestazione era proprio il sorprendente Palermo, che eliminava il Napoli il quale, in caso di accesso alla finale, avrebbe giocato in casa, visto che campo designato per l'assegnazione della Coppa era stato proprio lo stadio San Paolo di Napoli. Un Palermo che riusciva a contendere degnamente alla decisamente più blasonata Juventus il trofeo. I siciliani passavano in vantaggio al primo minuto di gioco e venivano raggiunti solo a sette minuti dal termine portando la contesa ai tempi supplementari. Solamente a tre minuti dal termine della proroga, con la prospettiva della decisione affidata ai calci di rigore, i torinesi mettevano a segno la rete decisiva che avrebbe loro assegnato il trofeo.